Deve odiare all’infinito quella maledetta notte Madeline, mentre urla e si dimena per dare alla luce la piccola Viola, un nome preso a caso dritta dritta da una lapide su cui lei e il giovane impenitente hanno consumato il loro rito dai gusti a dir poco contestabili. La ragazza ha da poco compiuto ventitré anni e quella gravidanza ha segnato la fine delle sue “notti brave” da fotografa turista, in cerca del suo “io” in giro per il mondo. Così non gli resta che stabilirsi alle Cayman e svolgere il lavoro di cameriera presso un fast food accantonando la possibilità di laurearsi per riuscire ad allevare la piccola Viola, una bambina piuttosto taciturna, a detta della babysitter, con cui trascorre le sue serate tra le merendine e i colori che tiene in mano per disegnare le sue buffe opere d’arte.
All’età di nove anni, però, qualcosa cambia. Negli incubi notturni di Viola, sempre più frequenti, si manifestano dei de ja vous particolari e tuttavia sempre più ben definiti e descritti dalla bambina come ricordi vividi di una vita passata, dettagli che ogni giorno di più affiorano nella sua mente con dovizia di particolari che di tanto in tanto giungono al cospetto di Madeline, che presa dal lavoro e dalle faccende di tutti i giorni relega una superficiale considerazione, data la possibile immaginazione più o meno fervida che una bambina può celare dentro di sé. Sulla questione però non resta indifferente Amanda, anche se pagata pochi spiccioli l’ora, è per Viola l’amica più prossima non ché confidente referenziata. Quando Amanda, un giorno, spulcia gli ultimi disegni, nota l’assidua presenza raffigurante una casa in stile vittoriano di colore chiaro avente una porta d’ingresso di un rosso acceso con in mezzo una maniglia dorata.
In una notte tempestosa di un venerdì 17, Madeline Taylor sta per diventare ragazza madre nella sala parto dell’ospedale Cayman Island hospital. In realtà, è una delle ultime piogge della stagione in quanto l’inverno è ormai alle porte per lasciar spazio alla primavera e alle belle serate festose, una di quelle serate allegre, dove Madeline tra un bicchiere e l’altro lascia che un perfetto individuo, nella sala da ballo della disco più “in” dell’isola, la seduca con due parole e la porti nel più vicino cimitero abbandonato, il Dixie Cemetery per potersi approfittare sessualmente di lei. Il cimitero si affaccia sulla costa, la luna piena e il suono delle onde del mare, suggellano tra i due, un patto di sangue dai risvolti inaspettati.
Deve odiare all’infinito quella maledetta notte Madeline, mentre urla e si dimena per dare alla luce la piccola Viola, un nome preso a caso dritta dritta da una lapide su cui lei e il giovane impenitente hanno consumato il loro rito dai gusti a dir poco contestabili. La ragazza ha da poco compiuto ventitré anni e quella gravidanza ha segnato la fine delle sue “notti brave” da fotografa turista, in cerca del suo “io” in giro per il mondo. Così non gli resta che stabilirsi alle Cayman e svolgere il lavoro di cameriera presso un fast food accantonando la possibilità di laurearsi per riuscire ad allevare la piccola Viola, una bambina piuttosto taciturna, a detta della babysitter, con cui trascorre le sue serate tra le merendine e i colori che tiene in mano per disegnare le sue buffe opere d’arte.
All’età di nove anni, però, qualcosa cambia. Negli incubi notturni di Viola, sempre più frequenti, si manifestano dei de ja vous particolari e tuttavia sempre più ben definiti e descritti dalla bambina come ricordi vividi di una vita passata, dettagli che ogni giorno di più affiorano nella sua mente con dovizia di particolari che di tanto in tanto giungono al cospetto di Madeline, che presa dal lavoro e dalle faccende di tutti i giorni relega una superficiale considerazione, data la possibile immaginazione più o meno fervida che una bambina può celare dentro di sé. Sulla questione però non resta indifferente Amanda, anche se pagata pochi spiccioli l’ora, è per Viola l’amica più prossima non ché confidente referenziata. Quando Amanda, un giorno, spulcia gli ultimi disegni, nota l’assidua presenza raffigurante una casa in stile vittoriano di colore chiaro avente una porta d’ingresso di un rosso acceso con in mezzo una maniglia dorata.